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Reggiane RE 2000 - Classic Airframe 1/48

foto e testo di: Raffaele Fiumi

reggiane_re_2000_006.jpgIl Reggiane Re 2000, fu progettato per partecipare come caccia intercettore al concorso indetto nel 1938 dal Ministero della Regia Aeronautica. Di chiara concezione derivante dall'esperienza acquisita negli Stati Uniti dal suo ideatore, ing. Longhi, il Re 2000 si presentava di costruzione interamente metallica, potenziato da un motore radiale Piaggio PXI R.C.40 che si rivelò per l'epoca abbastanza potente con i suoi 1000 CV, ma scarsamente affidabile, causa quest'ultima che ne limitò il suo impiego e la sua diffusione a favore di altri aeromobili coetanei di concezione però già superata, quali il Fiat G-50 e il Macchi MC-200. 

Il canto del cigno, il RE 2000 lo trovò con l'impiego massiccio da parte di alcune aeronautiche straniere, tra le quali l'Ungherese e la Svedese, e anche da parte della nostra Regia Marina, che imbarcò diversi esemplari su grandi navi quali la Roma, la Littorio e la Vittorio Veneto. Nel corso della sua operatività bellica, la Reggiane costruì complessivamente poco meno di 160 RE 2000, suddivisi nelle 2 principali versioni, la “INTERCETTORE” e la “GRANDE AUTONOMIA”'. 


IL MODELLO


Stanco dei “soliti” F-14, F-16, Bf-109 e compagnia cantante, ero alla ricerca di un qualcosa da realizzare che fosse insolito e poco conosciuto nel variegato panorama aeromodellistico. 
La ghiotta occasione mi si presentò sotto forma di richiesta di “aiuto” da parte di un caro amico appassionato come me di tutto ciò che fu “Regia” negli anni '40. 
Il modello considerato è il Classic Airframe in scala 1/48, realizzato in plastica, con incluso nella confezione un foglio decals abbastanza completo e un set di dettaglio in resina dedicato per lo più agli interni. 
Si possono realizzare le due versioni “terrestri” di questo caccia, in quanto la confezione fornisce sia il tettuccio completamente vetrato caratteristico delle prime serie, sia quello più corto con la “gobba “dorsale” in resina delle versioni successive del tipo “Grande Autonomia”. 
La plastica si presenta bene, con linee di pennellatura incise in negativo e con una correttezza dimensionale di base che mi ha permesso di evitare importanti interventi correttivi che avrebbero messo a dura prova la mia pazienza e il mio pochissimo tempo a disposizione. Nonostante ciò si sono rese necessarie alcune correzioni, concentrate soprattutto nella zona anteriore (motore e cappottatura), ali, ruote e carrelli. 
Questi ultimi, in particolare, hanno richiesto la loro completa ricostruzione con tubetti di ottone, fili di rame, di acciaio e plasticard in quanto quelli originali forniti nel kit sono completamente errati. 
Anche le ruote sono sbagliate, in quanto vanno bene per il Re 2001 ma non per il Re 2000, che montava cerchioni visibilmente diversi. 
Questi ultimi sono stati corretti con una mini-punta per trapano, forandoli e dotandoli dei numerosi buchi di “'alleggerimento”, ben visibili nelle foto d'epoca. 
Il motore, bello e abbastanza fedele, è in resina con tutti i cilindri separati; una volta incollati uno ad uno al blocco centrale con colla cianoacrilica, devono essere dotati dei caratteristici collettori a “V” che collegavano le teste dei cilindri con il basamento del motore. Questi sono stati ottenuti da segmenti di filo di rame di opportuno diametro ed incollati singolarmente nelle proprie sedi. 
I fili delle candele, anch'essi in rame molto fine, ed un segmento di sprue modellato e posizionato subito dietro il piatto dell'elica, simulante il dispositivo di variazione del passo, terminano il lavoro del blocco motore, che riceverà una base di grigio-bluastro semilucido sulla parte centrale, con i cilindri neri e le teste argento. 
Volendo ambientare il modello su una base, ho deciso 'in corsa' di movimentarlo un po', tagliando e riposizionando i timoni di profondità dopo aver ricreato sotto gli stessi con plasticard e filo di rame, i meccanismi di controllo delle alette compensatrici. 
Le ali presentano sia sopra che sotto, due linee incise 'di troppo', che nella realtà non esistevano; con stucco liquido ho colmato gli spazi provvedendo, una volta asciutto, a carteggiare e lisciare il tutto con carta abrasiva a grana 1200. 
Altre piccole pecche del kit, tra l'altro facilmente correggibili avendo a disposizione della buona documentazione, sono risultate essere le due prese d'aria anteriori superiore e inferiore, rispettivamente del carburatore e dell'olio. 
La prima necessita solo di un divisorio centrale, da realizzarsi con plasticard da 0,3 mm; la seconda va corretta incollandole sopra due strati di sottile plasticard di opportune dimensioni, cercando di ottenere l'effetto tipicamente 'scalato' in tre segmenti di dimensioni decrescenti dal motore verso il centro della fusoliera. 
La serie 'Grande Autonomia' da me realizzata, oltre ad avere la 'gobba' dorsale solida che mi ha costretto a tagliare opportunamente a misura la vetrature in sottile acetato trasparente termoformato fornita dal kit, era caratterizzata da una protezione blindata posta alle spalle del pilota, che occupava l'area superiore frontale della carenatura dorsale. 
Tale piastra, con la relativa imbottitura appoggiatesta, è stata realizzata con plasticard da 0,4 mm. 
L'abitacolo ha richiesto uno sforzo impegnativo maggiore di quello che mi aspettavo; gli interni in resina forniti nel kit non sono corretti in quanto rappresentano ancora una volta quelli del Re 2001, per il quale riproducono fedelmente tutta la struttura interna. Avendo deciso di rappresentare il tettuccio scorrevole aperto, l'interno avrebbe inesorabilmente mostrato tutto il contenibile, reso ancor più visibile dalle generose dimensioni del cockpit. 
Armato quindi di tanta pazienza, tanta documentazione e tanto plasticard, fili di rame e fotoincisioni, mettevo a posto il tutto in maniera verosimile. 
Ulteriore lavoro di dettaglio riceveva il comparto radio alle spalle del pilota, del tutto mancante nel kit; in questo caso venivano ricostruite ex-novo le due radio, i cablaggi, le mensole di supporto e la centinatura di fusoliera, pur rimanendo il tutto poco visibile alla vista una volta richiuse le due semi fusoliere. 
Le stesse presentano sotto il parabrezza una palpebra di pura fantasia, totalmente assente nell'aereo vero; con un cutter affilato si asportano queste eccedenze da ambo le fusoliere ricalcando a mo' di dima le forme perimetrali del parabrezza anteriore. 


COLORAZIONE ED INVECCHIAMENTO


Il RE 2000 offre diverse possibilità di livree, tutte abbastanza interessanti. 
Il soggetto prescelto porta la livrea denominata 'continentale', composta da superfici superiori in Verde Oliva Scuro 2 (VOS2) con chiazze Nocciola Chiaro 4 (NC4) e superfici inferiori in Grigio Azzurro Chiaro 1 (GAC1). 
Tale colorazione la ritroviamo generalmente sugli ultimi apparecchi costruiti ex-novo dalle officine Reggiane, oppure su quelli ricondizionati in fabbrica e soggetti a riparazioni/manutenzioni di una certa consistenza, che finivano per interessare la stessa verniciatura dell'aeroplano. 
Altre colorazioni portate dall'aereo sono state documentate e vedono l'utilizzo dei classici colori R.A. di primo impiego, quali il verde mimetico e il bruno mimetico dati a chiazze su un fondo giallo mimetico per le superfici superiori, mentre le superfici inferiori erano in grigio mimetico; oppure fondo omogeneo in VOS2 superiormente ed inferiormente il GAC1, oppure ancora, ma raramente, chiazze verdi su fondo giallo sabbia e grigio mimetico. 
Gli interni sono in verde anticorrosione con particolari della struttura e degli strumenti in nero, grigio, alluminio e rosso, ottenuti attraverso lo studio della documentazione fotografica e dei disegni disponibili. 
Dopo aver dato una mano di primer grigio Tamiya su tutto il modello, sono partito dalle superfici inferiori dell'aereo dando una prima passata ad aerografo, un Harder & Steenbeck Evolution, con il grigio azzurro chiaro marca Lifecolor, diluito al 50% con il suo apposito diluente. 
Utilizzando questa marca di colori 'pastosi', ho dovuto montare l'ugello da 0,4 mm al posto dello 0,2 a causa del pigmento non proprio finissimo. 
Schiarendo il grigio, ho eseguito successivamente le sfumature al centro dei pannelli. 
Mascherata la parte inferiore con nastro Tamiya a bassa adesività e fazzolettini di carta, sono passato alle superfici superiori, non prima però di aver realizzato la banda bianca in fusoliera con bianco Vallejo serie Air. 
Spruzzata ad aerografo una mano di base color nocciola chiaro, opportunamente corretta con poche gocce di bianco e di grigio, dopo circa 15 minuti di asciugatura ho ripassato tutte le linee di demarcazione dei pannelli con lo stesso colore leggermente scurito per creare le prime ombre ed i primi contrasti. 
Con l'aiuto di piccole mascherine di carta ho cominciato a creare la mimetica vera e propria, spruzzando la prima mano di verde oliva scuro Vallejo Air. 
Tolte le mascherature, ho ripreso ad una ad una tutte le chiazze nocciola, adeguando le loro dimensioni e cercando di rendere il tutto abbastanza uniforme. Con i due colori base marrone e verde schiariti con poche gocce di bianco, ho ripassato il centro dei pannelli creando i giusti contrasti. 
Passando poi alla cappottatura del motore, ed avendo scelto un velivolo appartenuto alla seconda sezione della 377.a squadriglia di stanza a Palermo-Boccadifalco nel 1942, ho spruzzato il rosso bandiera Vallejo leggermente corretto con un rosso mattone scuro. Si ricorda che la prima sezione aveva invece il cofano motore completamente nero. 
I consueti passaggi con il colore base schiarito al centro dei pannelli e le demarcazioni scure degli stessi effettuate con inchiostro seppia e mina concludono questa fase di lavoro. 
Con la stessa mina morbida ho ripassato tutti i pannelli inferiori, mentre per quelli superiori ho optato per una miscela di inchiostri color nero e seppia. 
Un pennarello nero a punta fine indelebile enfatizzava le linee di separazione di tutte le superfici mobili e le numerose piccole prese d'aria, sfiati e feritoie presenti sull'aereo, mentre con l'argento dato a pennello si eseguono le numerose piccole scrostature 'operative'.. 
Tre mani leggere di cera trasparente lucida (Klir) seguite dall'applicazione delle pochissime decals e il successivo passaggio con trasparente opaco, sempre di Vallejo Air, terminavano la fase pittorica. 
La ricostruzione dei cavi delle antenne con sprue stirato a caldo, la colorazione delle luci di posizione, l'incollaggio dell'elica e della parte scorrevole del tettuccio nonché' il mirino esterno, il carrello principale ed il ruotino di coda posizionati nelle proprie sedi mettevano la parola fine a questa 'Regia' avventura! 


IL DIORAMA 


Ciò che mi spinge sempre più ad ambientare i miei modelli, è il desiderio di rappresentare un 'momento', una situazione di vita realmente 'vissuta' da qualcuno nel tempo, dove l'aereo fa quasi solo da 'sfondo', da 'scenografia' ai personaggi intenti nelle loro quotidiane, forse anche anonime, abitudini.. 
In questo caso, l'idea che mi è nata è stata quella di 'fotografare' per un attimo un momento goliardico e di allegria che due giovani piloti e un meccanico vivono, forti dei loro ideali del tempo e, soprattutto, della loro prorompente vitalità. 
Il manifesto di propaganda del Duce è in realtà il pretesto per osservare di nascosto una foto di una avvenente signorina Americana, avuta non si sa come e non si sa da chi. 
Il contesto è volutamente semplice ed essenziale, anche se d'effetto: ho rappresentato una porzione periferica di sosta del campo di atterraggio dell'aeroporto di Palermo-Boccadifalco durante il 1942. 
Ho modificato la base di legno di partenza, una cornice per quadri, rialzandola e realizzando il terreno con fondi di caffè, sabbia e terriccio molto fini, muschi naturali ed erbetta sintetica, il tutto ripreso alla fine con colori sabbia, bianco e marrone stesi a pennello asciutto.

 

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