Montaperti anno domini 1260 - Pegaso Model modificato
disegni e modello di: Roberto Bianchi - IPMS "Tuttoinscala" Roma #2496
foto di: Livio Gonella - IPMS "Tuttoindcala" Roma #2854
L'idea di realizzare questa trasformazione è nata da un disegno fatto nell' 85, rappresentante un generico cavaliere, colpito mortalmente da un dardo di balestra, che cade insieme al suo cavallo. In seguito all'acquisto del volume sulla battaglia di Montaperti attraverso il diorama di Venturi ho visto la foto del porta stendardo senese Giacomo Del Tondo riprodotto nella stessa drammatica situazione ,da qui la decisione di realizzare lo stesso cavaliere con gli stessi colori, ma nella posa utilizzata per il mio disegno.
Devo dire che il libro è stata una fonte di ispirazione e documentazione per questo soggetto, ma è anche guida preziosa per spunti storici, araldici e modellistici da cui attingere ed imparare (non solo noi modellisti ma anche molti autori di libri di questo settore!!!!).
Ritenendomi un modellista pigro (ovvero non ho molto tempo) ho cercato un modello di partenza che mi semplificasse di molto il lavoro di trasformazione, e la scelta è caduta sull' Hochmeister dell'Ordine Teutonico della PEGASO MODEL.
Visto il costo ho avuto un attimo di ripensamento nell'affrontare il lavoro ma, analizzandone il contenuto, ho potuto constatare che c'erano diverse imperfezioni nella fusione, soprattutto non era ben definita la trama della maglia metallica, le fibbie delle cinture erano appena visibili e un elemento del morso del cavallo era praticamente inutilizzabile, da qui la decisione di iniziare la trasformazione senza altri dubbi.
Anche se le intenzioni erano di realizzare un modello semplice, alla fine non è stato così, soprattutto necessita di una certa dimestichezza con l'anatomia umana e del cavallo, quest'ultimo infatti richiede un bel lavoro.
Ho iniziato dalla parte più semplice, le braccia. IL braccio destro deve essere disteso e munito di perni, al sinistro si deve girare la mano e munirla di perni.
Sul tronco del cavaliere si deve asportare il cappuccio del mantello sfruttando il materiale in più per eseguire il panneggio della tunica. A questo punto sono state posizionate le braccia in modo tale da avere i gomiti sollevati circa all'altezza delle spalle (i perni sono fondamentali) e successivamente riempiti i vuoti con MILLIPUT Standard lasciandolo riposare per circa 15 min. per poi testurizzare con un ago ipodermico smussato a forma di C per realizzare la maglia metallica. Personalmente ho utilizzato la tecnica di eseguire una fila con la curvatura a destra e la successiva a sinistra per poi continuare in modo alternato, anche se la maglia originale non segue questo schema.
Comunque essendo la parte inferiore che subisce la maggior parte del lavoro, zona poco visibile, il risultato e' soddisfacente.
La difficoltà maggiore si incontra nei punti di unione tra il metallo e lo stucco dovuta alla diversa consistenza del materiale, perciò per realizzare gli anelli ho premuto fortemente un l'ago, sul punto interessato e con un movimento veloce e alterno, destra sinistra, si imprime l'impronta dell'ago sul metallo.
Pur rimandando alle note dei disegni vorrei precisare che per l'elmo e le scarpe del cavaliere ho seguito delle considerazioni che hanno portato a particolari scelte di tipo storico.
Il foglio che accompagna la confezione del modello riporta come collocazione storica il periodo che va dal 1239 al 1300 periodo relativamente lungo per l'evoluzione del vestiario, degli accessori e dei gusti stilistici anche per il Medio Evo. Ho quindi ipotizzato che la presenza della croce come fori di areazione dell'elmo fossero dovuti alla devozione alla chiesa dei guelfi o che l'elmo potesse essere stato di produzione tedesca portato dalle truppe imperiali di Corradino di Svevia in appoggio all'esercito senese e poi venduto o dato in omaggio al Del Tondo.
Per le calzature invece non ci sono motivazioni particolari e non si sa se era già in uso il portarle sopra la maglia metallica. L'ipotesi è che Giacomo Del Tondo ne facesse uso principalmente per aumentare la presa tra il piede e la staffa in quanto non si aveva più il contatto tra metallo e metallo a diminuire l'aderenza del piede. Stessa indecisione c'era per gli speroni a stella e perciò li ho sostituiti con un modello di foggia più usuale.
Il cavallo richiede il lavoro più lungo e complesso date le radicali modifiche necessarie.
Si inizia asportando entrambe le zampe anteriori che saranno tagliate all'altezza della spalla(congiunzione tra il tronco e le zampe vere e proprie) per posizionarle divaricate verso l'esterno avendo di conseguenza una divaricazione anche del busto.
Altro taglio sulle articolazioni delle ginocchia per poterle piegare e, tramite perni, fissarle nella posizione di massima piegatura.
La zampa posteriore destra (se si guarda il cavallo come se ci si trovasse in sella) di appoggio non va modificata mentre si dovrà asportare l'intera zampa sinistra. Attenzione al perno di acciaio all'interno che si prolunga fin sotto lo zoccolo. Per eliminarlo utilizzare un disco ai carburi metallici tipo mola .
Dato che il perno si estende per quasi tutta la zampa per poter piegare la parte bassa, detta del tarso o garretto, ho segato la giuntura tutta intorno e piegato con forza per vincere la resistenza dell'acciaio armonico. Anche se la piegatura e' di pochi mm prestare molta cautela perché' forzando troppo il perno potrebbe uscire fuori (naturalmente dalla parte sbagliata) provocando una frattura del metallo.
Per la piegatura al ginocchio della parte bassa della zampa (detta Grassella) è sufficiente uno scasso a v nella parte posteriore della zampa per piegarla semplicemente.
Si procede con il montaggio dei due gusci del corpo e all'assemblaggio delle zampe. In questa fase si definisce la posizione degli arti e si determina le posizioni del collo e della testa necessarie alla realizzazione dello scasso per il montaggio, individuabile all'incirca nel punto di intersezione tra collo torace e scapole. Questo permetterà l'abbassamento fino a terra della testa.
E' importante evidenziare che il cavallo è in una fase fortemente dinamica e non controllata, quindi i movimenti delle articolazioni, pur nel rispetto dell'anatomia dell'animale, subiscono delle deformazioni tali che nella realtà potrebbero causare traumi di rottura degli arti stessi. Inoltre c’è da considerare anche il peso proprio dell'animale che si somma alla forza dinamica provocando lo schiacciamento degli arti anteriori. La testa che, a contatto con il terreno tende a rallentare il moto, causa una torsione del collo e fa da perno alla rotazione della parte posteriore del corpo, comprese le zampe, enfatizzando ancora di più l'effetto deformante.
Trovata la giusta posizione non resta che riempire il vuoto tra collo e tronco con del Milliput facendo attenzione che prima di arrivare alla sella c’è una protuberanza che individua la base del collo del cavallo detto garrese, che andrà riprodotto. Considerare anche un aumento delle dimensioni della base del collo steso dato che non verranno più utilizzati i pezzi che formavano la parte anteriore della gualdrappa che, invece, verranno riprodotti con stucco.
Dopo varie prove per riprodurre i due lembi di tessuto svolazzanti, che si gonfiano per effetto della caduta, ho utilizzato lo stucco a 2 componenti della Tamiya che ha un aspetto molto plastico e compatto. Si prepara quindi una base di appoggio in plastilina, della Prochima, corrispondente alla forma e alla posizione che si vuole ottenere, per poi depositarvi sopra lo stucco in sfoglia.
Dato che i due lembi sono visibili da entrambi i lati, la base di plastilina è stata modellata con tutto il drappeggio e lo stucco è stato posato seguendo le pieghe, facendo attenzione anche, a non creare bolle d'aria tra le due superfici e soprattutto a non diminuire troppo lo spessore della sfoglia.
Per facilitare il successivo distacco è preferibile prima di applicare la sfoglia ungere con vaselina o come in questo caso, con crema Nivea la superficie della plastilina .
Dopo l'indurimento dello stucco si procede al distacco dalla plastilina, ed alla successiva pulitura con detergente, per eliminarne ogni residuo e rifinire il tutto con carta abrasiva .
Per la gualdrappa posteriore, invece, si deve eseguire uno scavo delle pieghe, per togliere quanto più materiale in eccesso sia possibile, e assottigliare le estremità per simulare lo spessore del tessuto.
Per colorare agevolmente il cavallo ho deciso di montare la coperta posteriore a parte; per fare questo ho inserito al suo interno un lamierino di rinforzo e incollato i due pezzi insieme con colla bicomponente verificandone la corretta posizione con il cavallo e la sella.
Questo sistema anche se molto delicato, permette di dipingere la parte interna della gualdrappa con una certa tranquillità, così come le zampe posteriori del cavallo, per poi effettuare il montaggio andando a ritoccare solo la parte di giunzione tra sella e coperta.
L'ultima fase di lavoro riguarda lo stendardo, che deve essere completamente ricostruito utilizzando solo la punta della lancia del modello di partenza.
Il telo si può realizzare con del lamierino per sbalzo reperibile nei negozi di belle arti, modellato con delle stecche da artista.
Poggiando il lamierino sopra ad un panno di feltro e premendo con le stecche si esegue un vera e propria lavorazione di sbalzo riproducendo le pieghe , per dare invece rotondità ho utilizzato il manico di un pennello.
Per realizzare l'asta ho usato un tondino di plasticard non avendone a disposizione uno in ottone, il risultato si è comunque dimostrato più che accettabile.
Incollato il tutto con colla cianoacrilica e con del Milliput si realizzano i cordoncini che tengono lo stendardo (e qui, ci vuole pazienza!!!!!).
Per la colorazione generalmente faccio uso di colori acrilici e smalti per le parti metalliche. In questo caso sono stati utilizzati solo colori acrilici di varie marche, dai Createx ottimi per aerografo ai Brema della Maimeri in tubetto, buoni i Citadel anche se hanno dei nomi fantasiosi, Tamiya ecc. In pratica uso i colori di tutte le marche indifferentemente tranne gli Andreas Miniature, non perché' non siano buoni ma perché' hanno delle tonalità troppo smorte (almeno per i colori da me usati ) che non mi convincono.
L'elmo non è stato colorato ma lucidato con pasta abrasiva; a ciò ha fatto seguito un lavaggio con un colore bruno. Solo le parti in oro sono state dipinte con acrilico della Createx, che anche se mostra una certa grana, in confronto ai colori tipografici lo trovo più piacevole. Si protegge il tutto con un trasparente lucido per poi effettuare un ulteriore lavaggio più selettivo con colori opachi per rendere più evidente la sporcatura.
Per il cavallo ho impostato un colore di base con nero e un red brown, per le parti scure si passa al nero mentre per schiarire si passa al marrone e si va a sfumare dal nero al marrone man mano che si sale lungo le zampe. La coda è nera schiarita con un grigio scuro più blu ed i riflessi, definite con il termine di alte luci, in color pietra seguito da lavaggi in nero puro La gualdrappa è una composizione di light green, chrome oxide green, gold yellow ottenendo un verde simile al verde prato chiaro e meno brillante, quindi per scurire il nero, per schiarire giallo inizialmente, per poi passare al bianco così da non modificare eccessivamente la tonalità, e non avere quell'effetto latte tipico dell'uso di troppo bianco.
L'interno della gualdrappa è di un colore giallo senape ottenuto con giallo scuro , pietra, terra di Siena naturale, aggiungendo per le zone scure terra di Siena naturale; giallo chiaro e bianco per schiarire. Per l'araldica è stato composto un rosso brillante formato con rosso Tamiya, Blood Red Citadel; giallo cadmio per il campo e giallo medio per le insegne, ripassando i bordi con lo stesso colore scurito con poco terra di Siena per dare le sensazione di un rammendo eseguito con fili diversi.
Gli stessi colori sono stati utilizzati per lo scudo mentre per la parte interna ho usato un color legno.
Per le insegne del Terzo di Città si può usare lo stesso rosso sulla gualdrappa , mentre la croce bianca è formata da bianco, terra di Siena e azzurro come colore di base, scurito con terra di Siena e schiarito con bianco (attenzione alle quantità dei colori da aggiungere al bianco che deve essere proprio minima , meno di una punta), mentre per lo stendardo, il rosso è stato schiarito, sia per renderlo più luminoso sia per diversificare il bagno di colore di due tessuti differenti.
Stesso ragionamento è stato fatto per la tunica del cavaliere, che è dello stesso colore della gualdrappa, ma è stato ricomposto al momento partendo sempre dai stessi colori, ma con quantità diverse. La maglia metallica è colorata in argento, scurito con pochissimo nero a cui sono seguiti dei lavaggi con il nero, mentre con argento puro applicato a dry brush, si sono messe in risalto le zone di luce.
Tutte le parti in cuoio sono colorate con red brown come tinta di base, ma con l'aggiunta di terra di Siena, nero, giallo, rosso, di volta in volta si è creata una diversità cromatica per differenziare i diversi elementi, come ad esempio la sella , il fodero della spada e le sue finiture ,i finimenti del cavallo, il cinturone e le cinte dello scudo.
Per lo stendardo ho eseguito le ombre nella tonalità del rosso utilizzando l'aerografo perché' volevo verificare l'effetto ottenibile e vedere fino a che grado di precisione si poteva arrivare. Devo dire che, a mio avviso, il risultato e' molto buono al punto tale che lo ritengo un buon sistema per dare un'ombreggiatura molto leggera adatta ai tessuti, ma ha il limite di poter essere applicato al solo colore di fondo perché' particolari più piccoli e di colore diverso inevitabilmente si sporcherebbero. Il procedimento seguito è il seguente, dopo la mano di fondo si maschera la parte che forma la croce bianca quindi si da' il colore base rosso.
Ad asciugatura avvenuta si scurisce il colore con Red Brown e si spruzza una mano leggera di colore nelle parti in ombra delle pieghe avendo l'accortezza di inclinare lo stendardo in modo che le superfici in ombra siano perpendicolari al getto di colore.
Con delle mani leggere e successive si può regolare la tonalità da dare alle ombre scurendo maggiormente delle zone rispetto ad altre, anche se è bene limitarsi perché' si verrebbe a perdere l'effetto di luminosità e trasparenza che avrebbe un tessuto non molto pesante illuminato dal sole. C’è poi da colorare la croce che ho preferito fare a pennello, cercando di armonizzare l'effetto di luci ed ombre dei due colori.
Per l'ambientazione è stata scelta una base di tipo commerciale di forma circolare in modo da non avere una direzione dominante e poter girare intorno alla figura, unico intervento è stata la lucidatura a cera per legno.
Il terreno è in 'Das pronto che però ha dato dei problemi, in quanto si è ritirato in fase di solidificazione, costringendomi a degli aggiustamenti non previsti, comunque prima del suo indurimento ho testurizzato la superficie con uno spazzolino metallico.
In seguito ho coperto la superficie asciutta con colla vinilica quindi l'ho cosparsa di terriccio naturale molto fino; ad asciugatura avvenuta, si fa un secondo strato in cui si usa lo stesso tipo di terra ma si aggiunge, in alcuni punti, terra di granulosità maggiore, in più si incolla una serie di sassi di dimensioni maggiori.
A seguire si da' una colorazione leggera ad aerografo per variare i toni di colore del terreno, per continuare con dei lavaggi in terra d'ombra per mettere in risalto le asperità.
Per l'erba ho usato quella sintetica per fermodellismo di tipo termostatico che al calore di un phon si carica elettrostaticamente e si solleva, anche se per farlo è bene aiutarla con uno spazzolino in setole sintetiche con movimenti delicati verso l'alto (vi sentirete tutti parrucchieri!!!).
Per l'erba più alta ho utilizzato i peli di vecchi pennelli creando dei piccoli cespugli e il cespuglio davanti al muso del cavallo a simulare la zolla di terreno scalzata per effetto della caduta.
A questo punto con l'aerografo a bassa pressione si colora l'erba con un verde meno brillante di quello originale dell'erba sintetica. Si passa poi ad un dry brush generale a varie tinte, per far risaltare dal terreno i sassolini più minuti, i sassi e dare dei punti di luce all'erba.
Fase finale, si monta il cavallo ed il suo cavaliere, quindi si incollano le staffe originali, di cui ad una se ne modificherà la forma della cinghia, dato che è sfuggita alla presa del piede e subisce l'effetto dinamico del cavallo. Per finire con l'ultimo grande sforzo di pazienza, si fissano gli speroni, che non si trovano in una posizione proprio comoda.
Vai alla galleria Montaperti anno domini 1260 - galleria
Vai a disegni Montaperti anno domini 1260 - disegni