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Reggiane RE 2001 - Classic Airframe 1/48

testo e foto di: Raffaele Fiumi

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Il Reggiane RE 2001 Falco II fu un caccia italiano sviluppato all'inizio della Seconda guerra mondiale, che discendeva direttamente dal suo predecessore, il Reggiane RE 2000, rappresentandone una sua evoluzione in quanto dotato di un più potente motore in linea, il tedesco Daimler-Benz DB601, al posto del mediocre stellare Piaggio PXI R.C.40.

Progettato dall' Ing. Roberto Longhi, con la collaborazione dell' Ing. Antonio Alessio, venne sviluppato potendo appunto disporre in Italia dei primi modelli del motore tedesco costruiti su licenza dall'Alfa Romeo, che,

applicati alle cellule dei RE.2000, avrebbero consentito di realizzare un caccia con prestazioni nettamente superiori. Il velivolo che ne conseguì mantenne molte delle caratteristiche del suo predecessore: ali penta longherone, piani di coda, serbatoi, carrelli principali, etc.., ma si differenziava completamente nella parte anteriore fino al cockpit incluso, presentando nel complesso una aerodinamica più pulita. 

Di costruzione nettamente "moderna" per i tempi, essendo realizzato con un rivestimento interamente metallico e con una struttura interna basata su profilati e componenti strutturali assai avanzati, aveva una pianta alare ellittica con profilo biconvesso asimmetrico decrescente verso le estremità, dotata di ipersostentatori ed alettoni, questi ultimi rivestiti in tela, che inficiavano però la maneggevolezza del velivolo alle alte velocità (i rivestimenti in tela infatti tendevano a rigonfiarsi e ad "indurire" i comandi). L'abitacolo aveva un seggiolino corazzato ma non era standard il parabrezza blindato. Presente la radio, raramente il radiogoniometro. Il carrello era retrattile con movimento all'indietro e rotazione sull'asse, quello di coda era invece fisso. L'armamento disponeva di 700 colpi cal. 12,7 mm per le due mitragliatrici sopra il motore e sparanti attraverso il disco dell'elica, e 1.200 colpi cal. 7,7 mm per le due mitragliatrici nelle ali. 
Il primo prototipo volò alla fine di Giugno del 1940, il 9 agosto successivo venne trasferito in volo a Guidonia per le prove comparative. La Regia Aeronautica richiese alcune modifiche: ala trilongherone, ruotino di coda fisso e porzione del tettuccio posteriore non trasparente, modifiche queste che vennero subito implementate a partire dal secondo prototipo. Nell' ottobre successivo venne effettuata la prima commessa per 200 esemplari. Il progetto Reggiane era infatti promettente, anche se meno brillante del caccia Macchi MC202 suo coetaneo; a parità di motore, la migliore aerodinamica di quest'ultimo infatti consentiva una velocità superiore in tutte le condizioni di volo. Rispetto al Macchi comunque, il Reggiane aveva una maggiore autonomia e il vantaggio di poter agganciare carichi esterni sotto la fusoliera. Altra differenza rispetto al Folgore era un carico alare più basso, risultando quindi migliore in termini di agilità e maneggevolezza specie alle basse e medie quote 
Complessivamente ne verranno realizzati 237 esemplari. Venne impiegato dalla Regia Aeronautica soprattutto nel teatro del Mediterraneo, con diversi ruoli quali caccia intercettore, caccia di scorta ai bombardieri, cacciabombardiere e caccia notturno. Nel 1943 i pochi RE 2001 ancora efficienti venero impiegati soprattutto per la difesa aerea dell'Italia; alla data dell'armistizio, alcuni dei velivoli superstiti vennero bruciati perché non venissero requisiti dai tedeschi mentre altri esemplari operarono al Sud con le insegne della Aeronautica Cobelligerante, presso il 21°gruppo, in operazioni di appoggio ai partigiani iugoslavi. Qualche esemplare operò con l'Aeronautica Nazionale Repubblicana per compiti di addestramento e collegamento. 

Varianti principali: 


-RE 2001bis: prototipo sviluppato alla fine del 1940 con i due radiatori annegati nelle ali. 
-RE 2001 Delta: prototipo realizzato con un motore 12 cilindri a V invertito Isotta Fraschini Delta IV, raffreddato ad aria. Tale soluzione mirava ad utilizzare un diverso propulsore per sopperire alla lentezza degli approvvigionamenti di motori Alfa Romeo RA.1000 RC.41-IA, la versione dei Daimler-Benz DB 601 prodotta su licenza in Italia. 
-RE 2001CB: caccia bombardiere, con rastrelliera ventrale per bombe da 100, 160 o 240 kg. Ne vennero realizzati 39 esemplari. 
-RE 2001GV: variante antinave della versione CB. Trasportava una bomba perforante da 640 kg di nuova concezione di, ottenuta da proiettili navali modificati. 
-RE 2001G: esemplare in versione silurante, con attacco per un siluro e ruotino di coda rialzato. 
-RE 2001CN: variante da caccia notturna. Vedeva diverse modifiche, come i tubi di scappamento antifiamma e la sostituzione delle due mitragliatrici alari da 7,7 mm con 2 cannoni MG 151 da 20 mm in gondole subalari, anche se non tutti gli esemplari contemplavano questo armamento. Ne vennero realizzati quasi 100 macchine. 
-RE.2001 OR: versione cacciabombardiere imbarcato destinato alle portaerei Aquila e Sparviero. Era equipaggiato con siluro leggero da 600 chili, gancio d'appontaggio e solo le 2 mitragliatrici da 12,7mm. Ne vennero realizzati 10 esemplari, prima che con l'armistizio l'allestimento dell'Aquila venisse definitivamente interrotto. La sigla OR sta per Organizzazione Roma. 
-RE.2001 fotografico: variante da ricognizione con macchine da ripresa sul bordo d'attacco alare. 


IL MODELLO


Il modello considerato è il Classic Airframe in scala 1/48 realizzato in plastica, la cui confezione include un foglio decals completo e un set di dettaglio in resina, quest'ultimo dedicato per lo più agli interni. 
La confezione fornisce inoltre, in numero di due esemplari, il tettuccio in acetato trasparente termoformato completo di parabrezza, dal quale dovrà essere separato se lo si vorrà realizzare aperto. 
La plastica si presenta bene, di un colore grigio medio, con linee di pennellatura incise in negativo e con una correttezza dimensionale di base che mi ha permesso di evitare importanti interventi correttivi che avrebbero messo a dura prova la mia pazienza e il mio pochissimo tempo a disposizione. Nonostante ciò si sono rese necessarie alcune correzioni, concentrate soprattutto a livello di ali, ruote e carrelli. 
Questi ultimi, in particolare, hanno richiesto la loro completa ricostruzione con tubetti di ottone, fili di rame, di acciaio e plasticard in quanto quelli originali forniti nel kit sono inesatti. 
Volendo ambientare il modello su una base, ho deciso di movimentarlo un po', tagliando e riposizionando i flaps alari e il timone direzionale di coda. Ho ricreato con plasticard e filo di rame i meccanismi di controllo delle alette compensatrici nella parte inferiore dei timoni di profondità, dettaglio importante ma del tutto assente nel kit. 
Le ali presentano sia sopra che sotto, due linee strutturali di troppo, incise nella plastica ma di 'fantasia', che nella realtà non esistevano; con stucco liquido ho colmato gli spazi provvedendo, una volta asciutto, a carteggiare e lisciare il tutto con carta abrasiva a grana 800 e 1200. 
Mi sono dedicato più per ..diletto e curiosità che non per reale esigenza, a costruire la porzione di centinatura interna delle ali corrispondente alla zona dei carrelli; a tale scopo ho utilizzato strisce di plasticard pretagliate di opportuna sezione e spessore, fili di rame e tubetti di ottone. 
L'abitacolo ha richiesto uno sforzo impegnativo e temporale maggiore di quello che mi aspettavo; gli interni in resina forniti nel kit sono tuttavia abbastanza corretti in quanto rappresentano e riproducono fedelmente tutta la struttura interna del RE 2001. Avendo deciso di rappresentare il tettuccio a ribalta laterale aperto, l'interno avrebbe inesorabilmente mostrato tutto il contenibile, reso ancor più visibile dalle generose dimensioni del cockpit. 
Armato quindi di tanta documentazione, plasticard, fili di rame, fotoincisioni e un pizzico di pazienza, ho dettagliato il tutto quanto più verosimilmente ho potuto. 


COLORAZIONE ED INVECCHIAMENTO


Il RE 2001 offre purtroppo ben poche possibilità di livree modellisticamente "interessanti"; tutte sono infatti abbastanza anonime, essendo costituite dal classico schema 'continentale' in verde oliva scuro 2 per le superfici superiori e laterali, e grigio azzurro chiaro 1 per quelle inferiori. 
La variante da caccia notturna presentava in genere una livrea completamente nera opaca, con i simboli di nazionalità e di identificazione ridotti al minimo se non addirittura in molti casi obliterati. Si ha testimonianza anche fotografica di alcuni esemplari che operarono con schemi mimetici di tipo tropicale o di tipo "Macchi", e cioè superfici superiori in nocciola chiaro e macchie/strisce o amebe in verde mimetico, con superfici inferiori in grigio azzurro chiaro. 
Il soggetto prescelto porta la livrea denominata 'continentale', composta da superfici superiori in Verde Oliva Scuro 2 e superfici inferiori in Grigio Azzurro Chiaro 1. Gli interni sono in verde anticorrosione con particolari della struttura e degli strumenti in nero, grigio, alluminio e rosso, ottenuti attraverso lo studio della abbondante documentazione fotografica e dei disegni disponibili. 
Dopo aver dato una mano di primer grigio Tamiya su tutto il modello, sono partito dalle superfici inferiori dell'aereo dando una prima passata ad aerografo, un Harder & Steenbeck Evolution, con il grigio azzurro chiaro 1 marca Lifecolor, diluito al 50% con il suo apposito diluente. Schiarendo il grigio, ho eseguito successivamente le sfumature al centro dei pannelli. 
Mascherata la parte inferiore con nastro Tamiya a bassa adesività e fazzolettini di carta, sono passato alle superfici superiori. Spruzzata ad aerografo una mano di base color verde oliva scuro della serie Vallejo Air, opportunamente corretta con poche gocce di bianco e di grigio, dopo circa 30 minuti di asciugatura ho ripassato tutte le linee di demarcazione dei pannelli con lo stesso colore leggermente scurito per creare le prime ombre ed i primi contrasti, e il centro degli stessi con lo stesso colore di base schiarito questa volta però con poche gocce di bianco. 
Tolte le mascherature, sono passato a rimarcare le luci e le ombre di tutta la struttura mediante gessetti colorati, matite e mine, concludendo così questa fase di lavoro. Con la mina morbida ho ripassato inoltre tutti i pannelli inferiori, mentre per quelli superiori ho optato per una miscela di inchiostri color nero e seppia. Le numerose piccole prese d'aria, sfiati e feritoie presenti sull'aereo, ricevevano una mano 'enfatizzante' di mina ed inchiostro scuri, mentre con l'argento dato a pennello si eseguono le numerose piccole scrostature 'operative'.. 
Prima dell'applicazione delle decals, ho steso sull'intero modello due mani successive molto leggere di trasparente lucido Gunze, preoccupandomi di lasciarlo asciugare molto molto bene. 
Il soggetto da me prescelto è abbastanza famoso e viene riportato in copertina sul numero di Ali D'Italia n. 3 dedicato proprio al RE 2001; appartiene al Sergente. Magg. Giovanni Dringoli, 358ª squadriglia del secondo gruppo autonomo del sesto stormo di base in Sicilia nell'Agosto del 1942. Il velivolo è caratterizzato dall'ogiva bianca e dal simbolo caratteristico di reparto riportato sulla deriva, il volatile con il tromboncino sotto l'ala. 
Il successivo passaggio obbligatorio con trasparente opaco di Vallejo Air, terminava la fase pittorica. L'incollaggio delle luci di posizione verde e rossa ai terminali alari, il posizionamento del carrello principale e del ruotino di coda, l'incollaggio dell'elica e della parte mobile del tettuccio nonché' i piccoli segnalatori alari del carrello estratto, la ricostruzione dell'antenna dorsale e il relativo cavo mediante sprue stirato a caldo mi facevano terminare in maniera soddisfacente questa 'prova' che mi ha tenuto impegnato diverso tempo...


IL FIGURINO 


Il figurino è in resina della CMK, leggermente modificato nella postura per renderlo più adattabile al tipo di terreno e alla situazione scenografica che volevo rappresentare, che volutamente è molto semplice ma proprio per questo, di immediata 'lettura'.. 
Ho riprodotto con colori acrilici Gunze, Tamiya e Lifecolor dati a pennello la tuta e la dotazione di volo, gli stivali e il casco con gli occhialoni, mentre ho utilizzato colori ad olio per gli incarnati di mani e volto e per le varie sfumature del vestiario. Il bidone proviene invece da un set Tamiya ed è stato colorato ed invecchiato ad aerografo. 


IL DIORAMA 


Ho l'abitudine di ambientare i miei modelli in un contesto scenografico il più possibile fedele a quello che fu la realtà storica, proprio per cercare di trasmettere all'osservatore una sensazione, un flash in cui ogni singolo elemento, anche il più apparentemente insignificante, contribuisce a ricostruire nella sua totalità la situazione ambientale del particolare momento rappresentato. 
Ho modificato una base in legno, originariamente una cornice per quadri, rialzandola e realizzando il terreno con materiali vari di recupero, tra cui sabbia e terriccio molto fini, muschi naturali ed erbetta sintetica; la porzione di pista è stata realizzata partendo da fogli di cartone prestampati, da cui ho ritagliato uno per uno i piastrelloni che ho incollato e reso omogenei tra loro mediante passate di mani leggere e semitrasparenti di colore neutro ed opaco date a mano e ad aerografo. 
Ho così rappresentato una porzione periferica di sosta del campo di atterraggio dell'aeroporto di Gerbini in Sicilia, durante l'estate del 1942, dove Dringoli, insieme a tanti suoi coetanei, si trovò a vivere e combattere una parte importante della sua giovane vita...



FONTI ICONOGRAFICHE PRINCIPALI
- Ali d'Italia n.3. 
- Reggiane fighter in Action. 
- Mach 1. 
- I caccia Reggiane.

 

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